Perché intervistare Tiziano Nardini?
Perché gioco a tennis con lui, mi batte sistematicamente ma, come si dice, l’importante è divertirsi. Giocando a tennis si capiscono molte cose dell’avversario e ho deciso che volevo saperne di più: di lui, della sua azienda e della sua famiglia.
Ci sono imprenditori che, più di altri, ci ricordano che cos’è la semplice eleganza, il savoir-faire e la
passione per il lavoro, ed è innegabile che Tiziano sia uno di questi.
Nardini Forniture è un’istituzione a Forte dei Marmi, creata da Tiziano Nardini è un’attività in continua crescita con servizi per il cliente sempre più innovativi e personalizzati.
Un concept, all’interno del quale ogni oggetto, mobile, accessorio per l’outdoor e l’indoor è creato, pensato e customizzato con raffinata originalità.
Un’attività di famiglia, dove si sviluppano e si concretizzano le idee della nuova generazione, in un ambiente creativo e armonioso.
Tiziano e le sue figlie Caterina e Costanza si raccontano e ci danno il benvenuto nel loro mondo:
TIZIANO NARDINI
Come nasce l’idea di aprire uno showroom di arredamento?
Ho iniziato con l’attività di famiglia, i miei genitori avevano un’attività di abbigliamento, forniture
per alberghi e stabilimenti balneari, ingrosso di prodotti elettrici.
Dopo qualche tempo, ho pensato di dedicarmi solo alle forniture di arredamento e di creare uno showroom specializzato in outdoor & indoor.
C’è qualcuno che ti ha ispirato nelle tue scelte?
È avvenuto tutto in modo molto naturale, avevamo in mano il “saper fare” e siamo passati dal
sapere attrezzare uno stabilimento, al saper arredare un albergo, per arrivare poi al residenziale e
a tutti gli altri servizi che forniamo come azienda come la vetreria, falegnameria, tappezzeria,
progettazione d’interni ed esterni.
Sono stato fortunato, ho avuto al mio fianco un gruppo di lavoro composto da persone estremamente competenti e motivate, insieme abbiamo concepito e sviluppato la filosofia della nostra azienda.
Siamo una squadra affiatata e nelle varie fasi di crescita dell’azienda ognuno di noi ha contribuito mettendosi in gioco giorno per giorno. Io per primo, ad esempio, sono tornato a studiare per rinforzare e incrementare le mie potenzialità.
Quindi sei tornato a studiare?
Si a 50 anni ho deciso di iscrivermi ad un corso di Interior Design, volevo avere una competenza
anche di tipo formale non solo l’esperienza.
Come descriveresti il ritorno sui banchi di scuola?
Con un aneddoto divertente: Gli studenti avevano occupato l’Università per protesta e mi avevano
bloccato all’uscita dicendomi: “Professore lei deve rispettare l’occupazione!”.
Ho cercato di spiegare che ero anch’io uno studente, ma invano perché non sentivano ragioni e alla fine sono intervenute altre persone per testimoniare a mio favore.
Ci avevo messo così tanto a uscire dall’Ateneo che il carro attrezzi mi avevano portato via la macchina!
Perché eri convinto che investire nella tua formazione fosse indispensabile a 50 anni?
Alla base della mia scelta c’è un episodio: un committente molto conosciuto e importante in Italia,
mi ha contattato per la ristrutturazione di una delle sue case.
Quando mi presento per fare il sopralluogo, suono il campanello e il cliente mi dice: “prego Architetto, si accomodi”. Io rispondo “guardi che io non sono Architetto”.
Il cliente tenta di correggersi: “allora Geometra “e io dico: “no, io non sono neanche geometra. Sono ragioniere “.
Dopo qualche giorno, il cliente mi ha comunicato che avrebbe scisso gli incarichi, affidando a me la parte estetica e ad un architetto la parte architettonica.
Decisione indubbiamente corretta perché le mie competenze non erano supportate da un titolo idoneo; ed è per questo che sono tornato a studiare.
All’epoca declinai l’incarico, una scelta che ad oggi considero sbagliata, forse dettata da quell’arroganza tipica di chi non ha ancora raggiunto gli anni della saggezza.
Qual era il tuo obiettivo quando hai aperto Nardini Forniture?
Ho sempre pensato che la più grande ambizione fosse quella di non avere ambizioni.
Posso solo dire di aver raggiunto risultati per me soddisfacenti e per i quali devo ringraziare la mia clientela e il mio staff.
A cosa devi il successo dell’Azienda?
Sicuramente una buona dose di fortuna, la passione per questo lavoro e la location.
La clientela di Forte dei Marmi ci ha scelti per arredare, ristrutturare e progettare sia in Italia che all’estero.
Inoltre l’entrata in azienda delle mie due figlie, Caterina e Costanza, è stato il valore aggiunto in un
processo di evoluzione ancora in corso.
Rimorsi o rimpianti?
Non ho rimorsi, forse qualche rimpianto nel non aver accettato alcune proposte che mi avrebbero
portato ad aprire showroom nelle più importanti capitali del mondo.
Forte dei Marmi ti ha dato tanto e tu hai un ruolo prestigioso e autorevole nella realtà
economica del territorio: c’è qualche aspetto da migliorare al Forte?
Direi di sì: bisognerebbe garantire un alto grado di sicurezza sul territorio tale da far sentire
cittadini e turisti al sicuro nelle proprie case così come in giro per le strade della città.
Inoltre, considerando che la nostra cittadina si esprime attraverso un’architettura sobria ed
elegante, porrei maggior attenzione all’arredo urbano, in modo da dare continuità di stile e gusto,
quella coerenza estetica che a volte vedo dimenticata o stravolta. In ultimo la questione della
destagionalizzazione: la richiesta di prolungare le aperture di alberghi, stabilimenti, ristoranti e
negozi arriva da più parti ma purtroppo è ancora poco accolta a causa delle numerose attività
commerciali e turistiche che chiudono troppo presto a fine stagione, facendo mancare a turisti e
cittadini servizi adeguati.
Da Nardini si respira aria di internazionalità: ci sono brand all’estero che secondo te possono
competere per innovazione e stile con i brand italiani?
Competere con i brand italiani è molto difficile, ma non impossibile.
Le nostre eccellenze nel campo del design e dell’artigianato sono riconosciute a livello mondiale; tuttavia, non dobbiamo sottovalutare una presenza sempre più diffusa di designer e architetti nordeuropei e asiatici, che dimostrano di essere interessanti per innovazione e stile.
Hai mai avuto un momento di incertezza o sconforto che ti ha fatto pensare “ma chi me lo ha
fatto fare “?
Direi di no. Forse ho passato qualche notte insonne per la molteplicità degli impegni ma poi alla
fine quando ci si mette la buona volontà, si vede sempre la luce in fondo al tunnel.
Hai mai avuto la sensazione di viaggiare contromano?
Sicuramente quando ho comprato questo magazzino di 4500 metri quadri; all’epoca le reazioni di
famiglia e amici furono di grande turbamento.
Ciononostante, io sapevo di voler essere impegnato nel corpo e nella mente per far crescere la mia azienda, pertanto acquistare lo spazio è stato fondamentale.
Qual è il tuo rapporto con lo sport?
È un rapporto molto intenso.
Sono estremamente dinamico e competitivo, ho sempre praticato molte attività sportive: equitazione, ciclismo, golf, pattinaggio, sci, tennis, ecc.;
Sono un combattente, lotto fino alla fine, nel lavoro, nello sport e nella vita.
Una caratteristica che non sopporti negli altri?
Le persone lente, che ci mettono un secolo per pensare, agire, muoversi.
Non mi piacciono la staticità, il disinteresse, l’apatia.
Tra gli oggetti che hanno fatto la storia del design come ad esempio la poltrona
Ghost di Cini Boeri e Tomu Katayanagi del 1987, la Minikitchen di Joe Colombo del
1968 e la serie Up di Gaetano Pesce del 1969, cosa scegli ?
Direi la serie Up di Pesce, tuttavia ci terrei a precisare che da Nardini non ci sentiamo vincolati ai
dettami del design, la nostra mission è quella di soddisfare il cliente attraverso progetti originali,
studiati per interpretare al meglio i desideri, il gusto e la personalità dei nostri clienti.
Quanti figli hai?
Ho 3 figli, Caterina e Costanza lavorano con me, mentre Giacomo gestisce l’Hotel California a Forte dei Marmi di proprietà della famiglia di mia moglie.
CATERINA E COSTANZA
Pregi e difetti di papà?
I pregi di papà sono sicuramente il carisma, la proattività, la dinamicità.
Si sente un ventenne, ha le stesse energie e lo stesso entusiasmo di quando ha iniziato 40 anni fa. È nato per vendere, è un incredibile comunicatore.
Per quanto riguarda i difetti possiamo definirlo irrequieto e impaziente,
ha mille idee al secondo e vorrebbe realizzarle seduta stante.
Nostro padre corre fisicamente e mentalmente, quindi stargli dietro è faticoso, anzi impossibile! La sua grande creatività ci costringe a mettere ordine in questo flusso continuo di idee.
Sul lavoro si aspetta impegno e abnegazione anche dai suoi collaboratori, ha un’etica professionale quasi di altri tempi ed è il primo a dare il buon esempio.
Una caratteristica che ha reso vostro padre un grande imprenditore il lavoro per lui è una continua iniezione di energia, si ricarica lavorando.
Tiziano Papà, come lo descrivereste?
Costanza – “È dolce, sempre presente, un pilastro nei momenti cruciali. Quando uno di noi figli ha
un problema, o lui percepisce che qualcosa non va, mette da parte il lavoro e si dedica totalmente
a noi.
La nostra serenità viene prima del suo lavoro, per noi è una certezza.
Ho vissuto un momento molto difficile, mio padre ha cancellato i suoi impegni, mi ha chiesto di passare del tempo insieme, voleva starmi vicino”.
Che tipo di educazione avete ricevuto?
Mamma e papà sono stati severi nell’educazione in generale, ci hanno trasmesso valori importanti
senza mai viziarci.
Ci hanno spinto a guadagnarci ciò che desideravamo, per questo da studenti abbiamo sempre lavorato d’estate , anche al di fuori dell’azienda di famiglia.
Ad oggi siamo loro grati per gli insegnamenti.
Essere una famiglia unita è parte del segreto del successo?
Si. Siamo cresciute in un ambiente genuino.
I nostri clienti percepiscono questo clima familiare, semplice, spontaneo.
È una forma di autenticità che si riflette nei progetti che realizziamo e che ci permette di sviluppare una relazione confidenziale e di complicità con la clientela.
Avreste voluto lavorare altrove?
Costanza: Sempre!
Non ho mai pensato che avrei lavorato con mio padre.
Ho studiato moda, non ho voluto fare architettura perché non pensavo mi sarei dedicata all’azienda di famiglia… e invece ora non potrei fare altro.
Caterina: io in fondo ho sempre saputo che il mio posto sarebbe stato da Nardini Forniture. Questa realtà è parte integrante di me.
È un lavoro così vario che mi sembra di farne mille diversi.
Ci occupiamo di qualunque aspetto, dalla scelta dei prodotti per lo showroom alla cura dei singoli
progetti, dalla presenza in fiere ed eventi alle attività nel settore amministrativo.
Voi siete gli eredi, non solo di un’attività commerciale, ma di un concept, di una visione lungimirante e coraggiosa.
Come vedete il vostro ruolo nell’azienda?
Stiamo collaborando con dei grandi marchi, uno degli obiettivi è implementare la produzione di
questo segmento.
Continueremo sulla strada dell’originalità che da sempre ci contraddistingue nel mondo dell’arredamento e lavoreremo per creare uno showroom esclusivo; in un mondo dove
tutto è a portata di mano, noi vogliamo proporre un livello di customizzazione e artigianalità che
renda unico il nostro prodotto e la nostra progettazione.
Nardini Forniture è un atelier dell’arredamento, un luogo dove possiamo creare senza limiti attraverso una visione non standardizzata ed è proprio in virtu’ di questa nostra particolarità che stiamo pensando di aprire dei pop up in giro per il mondo, dove proporre oggetti rari, introvabili, straordinari.
Questa intervista mi ha ricordato che per creare e apprezzare cose belle, bisogna essere
consapevoli della bellezza interiore, essere fieri della propria autenticità e saper amare e
condividere!
Se poi fai tutto questo con un genuino sorriso, allora vuol dire che sei parte della
grande famiglia Nardini.
Grazie davvero del tempo a noi dedicato
Lorena Pensato